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Nella storia dell’uomo e del suo modo di alimentarsi le lenticchie hanno rivestito un ruolo di grandissima importanza; sono, infatti, il primo cibo preparato dall’uomo del quale vi sia una testimonianza scritta risalente a più di 4000 anni fa.

La storia della loro coltivazione e del valore ben augurale che nell’immaginario collettivo rivestono, inizia nelle terre dell’antico Egitto dove furono da subito molto apprezzate, rappresentando un alimento nutriente e salutare; si dice che le navi egizie rifornissero di lenticchie, già intorno al 525 a.C, i porti di Grecia ed con regolarità.

La pianta di Lenticchia, Lens Culinaris, è stata una delle prime specie domesticate ed infatti se ne ha traccia del consumo anche in un passo della Genesi (cfr.Genesi 25,29-34) in cui si racconta che Esaù, rientrato affamato dalla campagna, vide Giacobbe che aveva cotto delle lenticchie e per poterne avere un piatto promise in cambio al fratello la sua primogenitura; cedendo di fatto a Giacobbe il ruolo di Padre e  Guida del popolo Ebraico. Leggenda vuole che il famoso detto “vendersi per un piatto di lenticchie” abbia origine da qui e sia rivolto a coloro che sono disposti a vendere se stessi per poco, così come Esaù che per un piatto di lenticchie svendette ciò che di più prezioso possedeva.

Nel corso dei secoli la lenticchia ha mantenuto intatto questo suo ruolo di alimento tra i più importanti nell’ambito agroalimentare; prodotto alla base di scambi commerciali intensi nel Mediterraneo e cibo comune, già, alla mensa dell’uomo ateniese come di quello romano. Ce lo confermano Artemidoro, nato ad Efeso nel II secolo e vissuto a Roma, che nel suo scritto di stampo onirico “Interpretazione dei sogni” associa le lenticchie all’annunciazione di lutti e Plinio che, invece, ne decanta il grande valore nutritivo e la capacità di rasserenare l’animo umano.

La lenticchia era considerata tanto importante che si racconta che una colonna egizia, facente oggi parte del colonnato di Piazza S. Pietro, fosse stata trasportata via mare fino a Roma, per volere di Caligola, protetta da un grosso carico di lenticchie.

Simbolo di fortuna per alcuni e per altri di lutto, nel Medioevo venne relegata dai facoltosi a cibo deputato alla mensa dei poveri, luogo in cui le lenticchie dimostrarono nuovamente il loro grande valore: quello di essere un cibo sano, nutriente, gustoso e poco costoso capace di salvare dalla fame.

Per noi oggi le lenticchie sono dei legumi eccellenti e versatili il cui consumo è per lo più legato al periodo invernale ed è tradizione ancora molto seguita e cara nel nostro Paese quella di consumarle, spesso come accompagnamento alle carni, durante la cena di S.Silvestro e il pranzo del primo giorno dell’Anno Nuovo.

Tale usanza pare essere legata da un lato all’aspetto di questi legumi piatti e piccoli, da sempre considerate simili a delle monete d’oro, dall’altro al fatto che le lenticchie essendo, appunto, di limitate dimensioni a parità di peso rispetto ad altri legumi risultano numericamente superiori una volta nel piatto: di conseguenza la credenza popolare vuole che mangiare lenticchie sia segno di prosperità e rappresenti un augurio di ricchezza per l’anno a venire.

Esistono svariate tipologie di lenticchie coltivate nel mondo e l’Italia può vantarsi di averne lungo tutto il suo territorio di meravigliose: sono le Lenticchie di Castelluccio di Norcia, preziose grazie alla loro buccia tenera e sottile, quelle di Colfiorito, invitanti fin a partire dal colore, le piccolissime lenticchie di Ustica che nascono sui terreni lavici e fertili, così come le lenticchie giganti di Altamura meno note ma buonissime anch’esse, e questo per citarne soltanto alcune.

Alla luce di tutto questo la prossima volta che brinderemo al nuovo anno e mangeremo una forchettata di lenticchie dovremmo brindare anche a loro, le lenticchie, che se anche non dovessero riuscire a renderci personalmente ricchi a livello economico, rendono comunque estremamente ricco il nostro Paese a livello agroalimentare, ogni giorno dell’anno.

Rossella Campa – ….. di colfiorito in umido

Antonella Eberlin – ….. con la farina i pici

Anna Calabrese – …… con quelle rosse il patè

Acqua e Menta – …… polpette senza glutine

 

Anna Laura Mattesini – …. di Mormanno calabro nella zuppa alla calabrese

Maria Pia Bruscia – …. di Castelluccio nei ravioli con il cotechino

 

Mai Esteve – …… in un boccone

 

Testo di Francesca Geloso

Foto di Acqua e Menta

 

 

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