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… chi cammina tanto impara qualche scorciatoia e a chi sa le scorciatoie qualche volta viene voglia di insegnarle agli altri …

La cucina è potere, questo non ce lo siamo mai dette esplicitamente, ma lo sappiamo, lo sapevano le nostre madri, nonne, bisnonne … è nella nostra genetica, un segreto, il nostro segreto, un segreto di donne in un mondo di uomini, il fondamento del controllo.

Deteniamo la vita.

Questa è l’altra faccia del dovere alimentare, il cucinare è sempre stato funzionale alla sopravvivenza della famiglia e alla sua unità.

E’ la donna a dover provvedere all’approvvigionamento familiare come lo definisce Petronilla, un dovere al quale ogni giorno dobbiamo trovare una soluzione se non vogliamo vedere musi, sentir sospiri e penare udendo lamentele. Spignattare tanto, riempire gli stomaci, e nel contempo assicurare l’armonia familiare badando a non scontentare il marito che rincasa stanco per il lavoro della giornata e i cari ragazzi e per di più apparecchiare tutto degnamente

i piatti e le posate bene ordinati, i bicchieri ben disposti, la saliera sempre colma di sale e con infisso il minuto cucchiaino, le bottiglie dell’acqua e del vino mai non manchino di una certa simmetria; e… un fiorellino …

Questa la via di Petronilla per la felicità familiare che passa attraverso il faticoso adempimento all’obbligo alimentare.

Dietro il dovere, il potere, chi assicura l’approvvigionamento familiare ha in mano le redini della famiglia.

Difficile immaginare donne affaticate e sformate, intente ad a faticosi e laboriosi spignattamenti, come trionfali regnanti.

Eppure è così, la storia è scritta anche dalla fatica quotidiana di piccole donne, di sacrifici e di espedienti per sfamare la famiglia e sbarcare il lunario mangereccio, perché sostentare si deve, anche a borsellino vuoto.

Dovere, fatica ma anche potere.

Neppure negli anni del boom economico il dovere viene abbandonato, l’offerta alimentare, amplificata dalla grande distribuzione, diventa varia e disponibile, il benessere rende accessibile a tutti gli strati sociali alimenti nuovi e appetitosi.

Il cibo può essere preparato e conservato più facilmente. Le donne non si distaccano dall’obbligo cucinario, che resta immanente, la cucina ora è la strada della felicità e della gratificazione sociale per queste belle massaie con il caschetto fresco di lacca e i graziosi, floreali, grembiulini che si fermano, come la gonna, sopra le ginocchia.

La cucina continua ad essere la chiave del potere, a cui non è il caso di abdicare neppure in tempo di rivoluzioni.

Il ’68 la diversa consapevolezza delle donne, la nuova posizione nella società, il femminismo, l’emancipazione, la liberazione dei costumi almeno in Italia non producono cambiamenti sul ruolo della donna nella famiglia, sull’obbligo/necessità che ella provveda a porre su una tavola apparecchiata almeno due pasti al giorno.

Insieme ai reggiseni non si bruciano i matterelli, all’obbligo non si deroga, si cerca una scorciatoia.

Sono gli anni della vasta manualistica di Elena Spagnol, che conta i minuti da passare in cucina ed che insegna alle donne che hanno altro da fare e non hanno tempo da perdere, neppure per sfogliare un ricettario, come cucinare, velocemente, in pochi minuti o addirittura istantaneamente.

In una sorta di liberazione culinaria, ora è l’apriscatole ad essere la chiave della felicità.

Lo scettro del potere ancora una volta la cucina.

Si tratta di conciliare obbligo e libertà.

Queste donne liberate s’interrogano in definitiva su come raggiungere il medesimo risultato delle loro mamme e nonne, unire la famiglia intorno a un desco ben apparecchiato e sostentarla, utilizzando però il minor tempo possibile per la preparazione culinaria e recuperando più tempo per sé.

Il dovere c’è, è nascosto nelle pieghe della liberazione culinaria una sorta di senso di colpa immanente da cui l’affaccendata donna che ha altro da fare cerca di liberarsi o almeno esorcizzarlo.

Qui interviene Elena Spagnol che, in una sorta di psicoterapia collettiva a base di ricette, esorcizza il dovere culinario attraverso rassicuranti giustificazioni.

Il giorno che compri tutto fatto, qualcuno ti dirà che non hai mai cucinato così bene.

Se prepari per ospiti di riguardo un menù raffinatissimo, preceduto però da una minestrina in scatola, ci sarà sempre qualcuno che ti chiede la ricetta della minestrina.

Il giorno in cui prepari un purè di patate con i fiocchi in scatola qualcuno ti dirà che non hai mai preparato un purè così buono.

Poi trucchi, suggerimenti, strategie, piccole astuzie, il riconciliante sdoganamento del precotto e preconfezionato, soccorso da accettare con animo grato. Così magari c’è tempo per farsi belle per cena, per sistemare il centrotavola …

Scorciatoie ingenue, aromi congelati, formaggio già grattugiato, barattoli e scatolette … raccomandando però di non approfittarne troppo …

Non fatevi mai cogliere in flagrante …. e per voi sarà finita.

Le scatolette per me è meglio nasconderle.

Non esagerate. Non scatolette e surgelati tutti i giorni.

Elena Spagnol non è per niente la maga delle scatolette, come Petronilla, di cui ha raccolto il testimone della rubrica culinaria sulle pagine della Domenica del Corriere, è una donna colta, una signora dell’alta borghesia, quante magnifiche cene avrà organizzato e che piatti raffinati cucinato, e come le sue lettrici, donne liberate strette dalla morso frenetico della vita moderna, ama cucinare, cucina e tanto ….

chi cammina tanto impara qualche scorciatoia e a chi sa le scorciatoie qualche volta viene voglia di insegnarle agli altri …

Ecco l’essenza della cucina veloce, Elena Spagnol semplificando le procedure di preparazione culinaria dimostra che è possibile realizzare rapidamente e facilmente piatti ricercati, prelibati e visivamente d’impatto, utilizzando piccole strategie, trucchi, scorciatoie.

In definitiva una cucina furba dove la bella figura è assicurata senza troppo stress o faticosi spignattamenti.

Un cucinare di testa più che di cuore, razionale, intrigante e liberatorio.

La liberazione culinaria passa attraverso il disvelamento.

Io non odio cucinare … non mi piace apparecchiare … e sparecchiare …

…Cucinare mi sta benissimo. Mi da persino un senso di potere

Quello che è stato rappresentato per secoli come un faticoso dovere da assolvere è in realtà l’essenza del potere, un potere che consapevolmente si è scelto di mantenere ed esercitare, in un mondo in cui gli uomini sono ancora così deboli, inetti, pasticcioni e bisognosi d’affetto, definendone modalità, strumenti e tempi.

Si ripongono le tovaglie sostituite da tovagliette o … da niente, si bruciano i tempi e le procedure di preparazione ma allo scettro culinario non si rinuncia.

La cucina è mia e la gestisco io.

Testo e immagini  di Anna Calabrese 

Immagine di copertina tratta da Fantasia in cucina – Fattorini 1968

Fonti 

Boria, A., La Blogger Petronilla che insegno’ a cucinare alle donne senza rete

I Maricaretti- Le ricette di Petronilla

Elena Spagnol, Cucina istantanea per donne che hanno altro da fare, 1993

Elena Spagnol, L’apriscatole della felicità, trecento ricette per la cucina facile, 1987

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