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Quanta potente è la fame, motore del mondo, affina i sensi, aguzza l’ingegno, crea col niente veri e propri capolavori di gusto

Le patate arrivate dalle Americhe come esotica preda delle spedizioni dei conquistadores, da alimento fondamentale della dieta delle popolazioni andine finirono come piante ornamentali nei giardini ben curati della nobiltà europea.

In Europa per secoli le patate non furono considerate affatto un alimento, tutt’al più buone per gli animali.

Quel tubero dall’aspetto antiestetico e deforme sembrava poco appetibile, inoltre, essendo effettivamente ricco di solanina, se non opportunamente conservato e trattato, poteva realmente causare intossicazioni, da qui, probabilmente l’origine dei pregiudizi e superstizioni che circolavano, tra il ‘600 e il ‘700, intorno alle patate. Inoltre le specie portate dalle Americhe erano piante selezionate per la coltivazione in clima andino, in Europa davano raccolti scarsi e risultavano insipide e poco appetitose.

La resa non valeva l’impresa.

Ma non per tutti …

E dove se non a Napoli?

La fame aveva sdoganato il pomodoro, quelle belle bacche rosse e polpose non potevano far male, dovevano essere commestibili … nacque cosi il matrimonio gastronomico più riuscito del mondo, pasta e pomodoro.

Solo a Napoli poteva essere, il popolo viveva alla giornata, mangiava per strada e spesso restava digiuno, riempire la pancia era un problema giornaliero e quel tubero così strano e poco invitante per quanto insipido sembrava così sostanzioso … bisognava trovare il modo di insaporirlo, aggraziarlo.

E dove potevano finire le patate se non nella pasta, l’alimento principale del popolo mangiamaccheroni, la pasta poverella, quella ammiscata, la minuzzaglia, pasta spezzata, rotta, in frammenti, la meno costosa, che però cotta a zuppa, e questo lo sapeva solo il popolo, rendeva tutto, pure l’acqua, di una cremosità unica che unita all’amido delle patate fu pura poesia

L’unione di due povertà divenne ricchezza almeno a tavola.

Il resto fu fatto in cucina trovando modi sempre diversi di insaporire e rendere prelibato l’insipido tubero.

Quante pasta e patate!

Il Calendario, ne ha raccolte alcune …. un assaggino?

Pasta e patate con la provola

Ingredienti per 4 persone

  • 250 g di pasta mista di Gragnano
  • 300 g di patate
  • 50 g di lardo
  • 50 g di olio di oliva
  • mezza cipolla
  • una costa di sedano
  • una carota
  • un cucchiaino di conserva di pomodoro
  • parmigiano
  • sale
  • peperoncino
  • 250 g di provola affumicata

Imbiondire nell’olio un battuto di lardo, cipolla, sedano e carota, unire la conserva di pomodoro e le patate a dadini. Far cuocere dolcemente a tegame coperto e, all’occorrenza, aggiungere acqua bollente. Quando le patate saranno cotte disfarle parzialmente schiacciandole con la forchetta ed aggiungere acqua sufficiente alla cottura della pasta.

Appena bolle calare la pasta, cuocerla al dente e verificare il sale.

Completare con il parmigiano, il pepe e  la provola a tocchetti mescolando bene fino a che non sarà sciolta. Servire.

Maria Di Palma – …. con pancetta e pomodorini

Katia Zanghì – …. risottata con croste di formaggio

 

 

Articolo di Anna Calabrese

Ricetta: tratta con qualche modifica da:

Maccheronea, Lejla Mancusi Sorrentino, Grimaldi &C. Editore, 2000.

 

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