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Caterina de’ Medici è stata una figura femminile d’eccellenza. Aveva 14 anni quando arrivò a Marsiglia per sposare il bel coetaneo Enrico II d’Orléans. La regina influenzò le trasformazioni già in atto nella rozza ma sfarzosa cucina francese, grazie ai cuochi e ai pasticceri che l’avevano seguita dalla corte fiorentina, presentando ghiotte ricette e per la prima volta dividendo nella cucina i cibi salati da quelli dolci e introducendo sulle tavole francesi la forchetta, che era in uso a Firenze già da lungo tempo.. Fra le specialità esportate da Caterina de’ Medici c’è l’Alkermes (o Alchermes),
Un liquore di probabili origini arabe  di cui si trovano testimonianze di preparazioni da fine Quattrocento con il nome di Alkermes di Firenze o Rosolio ed era molto apprezzato da Lorenzo il Magnifico. In Francia veniva riconosciuto come Liquore de’ Medici.

L’alkermes ha un ruolo importante nella gastronomia e nella pasticceria toscana, come colorante e aromatizzante, non esiste una ricetta codificata ma ricette che si avvicinano molto all’originale

ALKERMES

450 g di alcol a 90°
450 g di zucchero semolato
650 g di acqua
80 g di acqua di rose per uso alimentare
9 g di stecca di cannella
5 g di cocciniglia
1 stecca di vaniglia
2,5 g di anice stellato
2 g di macis
1,25 g di chiodi di garofano
1,25 g di cardamomo (semi)
1 g di coriandolo (semi)
1 g di scorza di arancia

Tagliare a pezzetti la bacca di vaniglia.
Pestare in un mortaio le spezie e la cocciniglia, ma senza ridurle in polvere (diversamente la polvere rimarrebbe in sospensione nel prodotto finito, conferendogli una sgradevole torbidità).
Versare in una bottiglia o in un recipiente molto capiente e dotato di tappo le spezie, l’alcol e 200 g di acqua.
Lasciare in infusione per 15 giorni tenendo la bottiglia al buio e agitandola 2 volte al giorno.
Trascorso il tempo di macerazione sciogliere a freddo lo zucchero in 450 g di acqua, aggiungerlo al macerato, agitare bene e far riposare per altri due giorni.
Filtrare attraverso una garza pulitissima e unire l’acqua di rose, quindi imbottigliare.

 

Foto e ricetta di Maria Pia Bruscia

Fonti:
Taccuini Storici

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