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Hanno la forma di anelli dalle estremità dolcemente intrecciate, sono fragranti e profumano di quel sole e di quel grano che solo nel nostro meraviglioso sud è possibile trovare. E sono preziosi perché storicamente sono stati un cibo povero di sopravvivenza per i più, come racconta nell’opera il “Il ventre di Napoli” la grande scrittrice Matilde Serao.

Moltissime le versioni dei taralli che si possono gustare, con lievito di birra o lievito madre o bicarbonato, non sono difficili da preparare e possono essere serviti in un buffet o con un aperitivo. Possono essere aromatizzati con tantissimi gusti al peperoncino, al rosmarino, all’anice, al formaggio o con sugna e pepe.

taralli

TARALLINI BOLLITI AL FINOCCHIETTO
di Anna Laura Mattesini

80 g di lievito madre rinfrescato da 4 ore e ben attivo
250 g di farina 00
1 cucchiaino di sale
1 cucchiaino di olio
1 cucchiaino di semi di finocchietto selvatico
1 bicchiere di acqua

Sciogliete il lievito madre nell’acqua a temperatura ambiente, lasciatelo riposare una ventina di minuti, poi impastate con gli altri ingredienti. Con l’impasto formate 20 rotolini e chiudeteli a ciambella.
Lasciateli lievitare per 4/6 ore, comunque fino al raddoppio.
Cuocete i tarallini in acqua bollente, uno alla volta, fino a quando salgono a galla. Raccoglieteli delicatamente con una schiumarola, poi sgocciolateli e disponeteli sulla teglia ricoperta da carta forno.
Passateli per un quarto d’ora in forno a 180 °C.
I tarallini si possono anche preparare in anticipo e conservare bene in una scatola di latta chiusa.

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