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Siamo un Paese fichissimo. Non solo perchè Italians do it better, ma anche per l’abbondanza di quei dolci doni che l’estate ci dona come suo regalo d’addio: i fichi.

Pianta mediterranea per eccellenza, adatta ai climi aridi e ben resistente alla siccità, il fico è presente nella nostra storia da tempi remotissimi, non solo come fonte di nutrimento ma anche come simbolo di vita e di fecondità. Colorisce anche il nostro linguaggio con proverbi e modi di dire ed è una presenza frequente nelle raffigurazioni pittoriche, oltre che nella letteratura. Sotto il fico vengono trovati Romolo e Remo, ad un fico si impiccò Giuda Iscariota, almeno secondo la vulgata italiana, con una manciata di fichi Catone rese imperativo quel delenda Carthago, convincendo il Senato a distruggere la nemica di sempre, una volta per tutte. Il primo perizoma della storia dell’uomo fu una foglia di fico, inaugurando una moda destinata a durare per secoli, con pesanti riflessi anche nell’allusività sessuale, dalle sensuali nature morte del Barocco agli espliciti riferimenti della sua accezione femminile. I fichi smentiscono l’aforisma di Bernard Shaw, perchè sono buoni, non sono immorali e non fanno ingrassare, pur essendo un alimento energetico: favoriscono la digestione, sono buoni antiinfiammatori naturali, aiutano l’abbronzatura. Col lattice che sgorga appena si staccano dalla pianta nell’antichità si faceva cagliare il latte, per i formaggi e si curavano le punture di insetti. Con le foglie, si facevano decotti emollienti e disintossicanti. Ultima curiosità: anche se li chiamiamo frutti, propriamente non lo sono. Propriamente sono siconii, ossia infruttescenze ricoperte di una buccia dal colore variabile, dal verde chiaro al nero, passando per il violaceo e le striature. I frutti sono i semi, mentre la polpa è costituita dai fiori.

I fichi secchi sono il prodotto dell’essiccazione del fico fresco. Un tempo affidati alla luce del sole, oggi vengono preparati con l’aiuto di appositi essiccatori o, più raramente, nei forni: fondamentale è la ventilazione che  Rispetto ai fichi freschi, hanno un contenuto di fibra maggiore di ben 5 volte, il che conferisce loro anche proprietà lassative. Pur essendo ricchi di nutritivi importanti (un etto di fichi secchi copre il 20% del fabbisogno giornaliero di calcio e il 30% di ferro) sono sconsigliatissimi nelle diete ipocaloriche, visto che, purtroppo, fanno ingrassare. Mangiatene con moderazione, quindi. Oppure sgarrate con esagerazione; si sposano straordinariamente bene con il miele, il cioccolato fuso, glase di zucchero e mandorlati. E noi lo sappiamo, che se peccare si deve, tanto vale farlo fino in fondo…

CROCETTE DI FICHI

Anche il Sud è fichissimo.Oltre che di  aitanti giovani bruni e calorosi, lo è  di fichi”, intesi come dolci infruttescenze estive,

Tra le molteplici qualità che si ritrovano in libera crescita sul territorio, alla portata di qualunque mano golosa che abbia voglia e desiderio di assaporarli, ne esistono un paio DOP. Uno di questi è il dottato bianco cosentino,  che non è uno studente biondo particolarmente colto, ma un frutto dalla polpa chiara e la buccia verde e piuttosto spessa, che lo rende particolarmente adatto all’essiccazione ed ai successivi utilizzi molto comuni in queste zone.

L’essiccazione avviene, in maniera artigianale, su apposite stuoie di giunco esposte al sole, o addirittura sugli alberi stessi, protetti con reti dagli assalti degli uccelli e degli insetti.

Una volta essiccati si conservano così come sono, infilandoli alternati su stecchi; cotti in forno nelle loro stesse foglie, a formare i tipici “paddruni”; tritati nei ripieni dei dolci caratteristici, come pitte ‘mpigliate e bocconotti; oppure a formare le tipiche “crocette” al forno. Ecco come si preparano.

Crocette di fichi

  • 4 fichi secchi per ogni crocetta
  • Scorze di arancia candite
  • Noci
  • Un pizzico di cannella
  • Cioccolato fondente (a piacere)

Ammorbidire i fichi secchi lasciandoli per mezzo minuto in acqua calda aromatizzata con la cannella.

Aprire a metà i fichi, lasciandoli attaccati per il picciolo.

Sovrapporre i primi due, a formare una croce, con il lato aperto verso l’alto.

Farcire con pezzetti di arancia candita e noci tritate.

Richiudere con altri due fichi disposti allo stesso modo, con la polpa verso il basso.

Premere bene per unire le crocette con le mani, poi disporle sulla teglia ricoperta di carta forno.

Infornare a 180° per 15/20 minuti, fino a doratura.

Per renderle ancora più invitanti, si possono ricoprire con il cioccolato sciolto a bagnomaria.

Testo di Alessandra Gennaro

Immagni di Fausta Lavagna

Ricetta e Foto di Anna Laura Mattesini

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