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Calda, fragrante, profumata, irresistibile; la frittura di paranza accompagnata da un bicchiere di vino ghiacciato è capace di assicurare una fetta di paradiso.
Il nome paranza deriva dal fatto che in passato la rete era portata da due imbarcazioni che procedevano appaiate (in paranza, per l’appunto), un tipo di pesca che si praticava nei mari del basso Tirreno, dell’Adriatico e della Sicilia.
Ecco le trigliette, le alici, i latterini, i sugarelli, i saraghi e i ghiozzi, tutti sotto i 7-8 cm – saltellare vivaci dentro alle reti, dimenarsi riflettendo i bagliori del sole con le loro squame argentee. Dopo le giornate di pesca i pesci più piccoli,  la parte più povera del pescato una volta venivano dati come salario ai pescatori che lavoravano sulle barche altrui. Oggi sono delle vere prelibatezze, regalano ad ogni piatto aromi speciali, non solo frittura ma la deliziosa paranza è protagonista di gustosi piatti di pasta.


FRITTURA DI PARANZA

1 kg di pescetti da lisca freschissimi, puliti ed eviscerati
farina bianca
olio di arachide o di semi
sale

Infarinate i pescetti.
In una padella di ferro, fate scaldare l’olio. Aggiungete i pescetti infarinati senza “affollare” la padella. Lasciate dorare perfettamente.
Scolate e disponete su fogli di carta gialla. Salate e servite.

 

 

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