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Se con “frutti antichi” abbiamo descritto frutti che sono pressoché scomparsi dalle nostre tavole per fare spazio ad esigenze di mercato diverse, non sembrerà tanto strano se con “nuovi” intendiamo frutti come banana, ananas, kiwi e avocado. Perché certo nuovi non sono, anzi esistono da talmente tanto tempo da fare ormai parte della nostra tradizione. Abbiamo etichettato invece come “nuovissimi” i frutti esotici che da un po’ di tempo a questa parte sono entrati nel nostro mercato aggiungendo calde note di colore e sapore: mango, papaya e maracuja (o frutto della passione).

I frutti nuovi, giunti nella nostra Penisola e in generale in Europa, verso la fine del Rinascimento e comunque a seguito delle esplorazioni geografiche compiute in quegli anni dai più importanti navigatori come Magellano, Cristoforo Colombo (si sempre lui), e Hernàn Cortes, sono essi stessi dei grandi viaggiatori. Hanno origini millenarie, hanno viaggiato e colonizzato terre lontanissime da quelle di origine.

L’interesse per questi frutti esotici, all’epoca era altissimo e nelle grandi corti come ai sontuosi banchetti non mancavano mai  come simbolo di opulenza e magnificenza.

La più ricercata era l’ananas. Chiamata non a caso degli Spagnoli “pigña reale” in quanto talmente preziosa che solo le famiglie nobili potevano permettersela. Figuratevi che il valore di un ananas dell’epoca sarebbe l’equivalente di circa 8.000 € di oggi. Infatti nessuno osava mangiarla, e veniva utilizzata solo come ornamento. Chi non poteva permettersela ripiegava su una pratica molto in voga ovvero “noleggiare” il frutto per decorare i banchetti nobiliari; ovviamente bisognava stare molto attenti che nessuno degli avventori tentasse di degustarlo, altrimenti si sarebbe dovuta pagare la cifra intera!

Frutto amato moltissimo dagli Aztechi che la definiscono poeticamente “colei che è bella anche quando fuori piove” è sempre stata considerata simbolo di benvenuto, ospitalità, ricchezza, forza e successo.

Quando i marinai britannici tornavano dalle loro missioni, solevano appendere un ananas fuori dalla loro porta per far sapere a tutti che erano tornati sani e salvi e che gli ospiti sarebbero stati benvenuti.

Foto presa qui

In realtà, tutti questi frutti sono ricchi di simbolismi così come di storie e leggende.

Una leggenda maori racconta l’origine del kiwi. Il kiwi è un frutto originario del fiume cinese Yang – Tse ed era considerato una prelibatezza già alla corte del Gran Khan.

Si iniziò la sua coltivazione non come frutto, ma come pianta rampicante ornamentale da giardino. Tanto che i missionari, che tornati dalla Cina portarono con se alcune piantine, lo battezzarono come “uva spina cinese”. Nel 1950 iniziò in Nuova Zelanda, la coltivazione da frutto che riscosse talmente tanto successo da rinomina l’uva spina cinese con il nome dell’uccello simbolo nazionale, Kiwi appunto. Un po’ anche per la somiglianza tra il frutto e il volatile.

Ma torniamo alla leggenda Maori: in origine il Kiwi aveva le ali e viveva sulla cima degli alberi come gli altri uccelli per raccogliere i raggi del sole. Un giorno il dio della foresta camminando tra gli alberi si accorse che questi stavano morendo divorati dagli insetti. Chiese quindi a tutti gli uccelli di scendere e vivere a terra per poterli salvare. Nessuno accetto eccetto il kiwi; che fu quindi premiato diventando l’uccello più amato e il frutto più salutare di tutti.

Foto Kiwi da qui

Di leggenda in simbolo arriviamo alla banana, il frutto più diffuso al mondo dopo la mela, conosciuta anche con il nome scientifico di Musa, da cui, data la sua incredibile bontà “cibo delle Muse” o “cibo dei pensatori”.

Conosciuta all’epoca dei Romani perché assaggiata da Carlo Magno in India (326 a.C) impiegò moltissimo a diffondersi data la sua deperibilità, in Italia era nota solo attraverso i racconti dei mercanti, dei crociati e dei pellegrini.

Secondo la superstizione aveva il potere di far avverare i desideri; bastava esprimerne uno, poi strappare un pezzo dalla parte del gambo e se veniva fuori un simbolo a forma di Y il desiderio si sarebbe avverato.

Ma la banana è da sempre evocativa di immagini esotiche ed erotiche a causa della sua forma.

Secondo un’antica leggenda dell’isola di Ceylon si racconta che il primo uomo e la prima donna cacciati dal paradiso terrestre, portarono con se solo foglie e frutti di banana per coprirsi e nutrirsi; sostanzialmente la storia biblica della mela e del fico raccontata ad un’altra latitudine.

La celeberrima ballerina delle Folie Bergere, Josephine Baker si presentava in scena vestita soltanto da caschi di banane.

Foto da qui

 Per non parlare poi della copertina, censurata, che Andy Wharol realizzò per l’album dei Velvet Underground, inserita dalla rivista Rolling Stones al decimo posto fra le migliori 100 copertine della storia.

Foto da qui

Ma la banana ha saputo essere anche simbolo di comicità come nella celebre scena in cui Buster Keaton scivola sulla sua buccia.

Presa da qui

Quindi “l’unico frutto dell’amor è la banana è la banana…”? ma nemmeno per scherzo.

Perché il vero frutto dell’amore e della passione è l’avocado.

Fra i frutti esotici è forse il più antico, si sono ritrovate tracce delle sue coltivazioni datata addirittura 10.000 anni fa, ed è stato il primo ad essere coltivato.

Alimento base di molte popolazioni dell’America Centrale era coltivato anche per le sue eccellenti capacità afrodisiache. All’epoca degli Aztechi era conosciuto con il nome di “ahuacatl” che significa testicoli, probabilmente sia per la sua forma, sia per come pende dall’albero, o ancora per le sue proprietà. Si narra che allìepoca,durante la raccolta del frutto, facevano chiudere in casa tutte le ragazze vergini per tenerle al riparo dalle tentazioni.

Non solo l’immagine di questo frutto peccaminoso evoca inequivocabilmente situazioni legate alla sfera sessuale, la sua potenza afrodisiaca è reale e più propriamente fisica. Le proprietà di questo frutto sono molte e riguardano sia il livello energetico dell’organismo (l’avocado è molto calorico) sia l’apporto di preziosi acidi grassi essenziali come gli Omega 3, che garantiscono quindi un buono stato del cuore e delle arterie, garantendo un buon funzionamento del fisico in generale.

Con la sua struttura burrosa, l’avocado è l’unico che è classificato sia come frutto, per le sue origini, come vegetale, per il suo uso culinario, sia come grasso per il suo contributo nutrizionale.

Foto da qui

E il frutto della passione allora? Ah quello non c’entra proprio nulla, anzi la sua storia sta proprio agli antipodi. Infatti la Passione di cui si parla, andrebbe innanzitutto scritta maiuscola.

Il Maracuja (o frutto della passione), è originario del Sudamerica e appartiene alla famiglia delle passifloracee. Il fiore della passiflora talmente bello, particolare, ma soprattutto ricco di simbolismo, era usato dai missionari gesuiti per spiegare ai nativi il concetto di Crocefissione (o Passione) di Gesù Cristo.

Da qui il nome di fiore della Passione, da cui il frutto ha ereditato questa definizione per simbologia. Una passione ben diversa quindi, di quella creduta dai più.

Tuttavia il suo gusto dolce con una nota acidula è in grado di sedurre chiunque. Ha inoltre incredibili virtù benefiche e cosmetiche. Le tribù del Rio delle Amazzoni lo usavano come sedativo e antidolorifico, bevendone i decotti ottenuti dai fiori.

Foto da qui

Anche il mango ha una storia antichissima legata a leggende e simbolismi. Originario dell’India da più di 4000 anni è considerato sacro agli Indù. Con le sue foglie si fanno ghirlande per ornare i templi o durante i matrimoni come simbolo di fertilità. Narra la leggenda che l’albero del mango sia la dimora del dio Kama, dio dell’amore. E che sia un bellissimo gesto di amicizia donare un cesto di mango a chi si ama.

Foto da qui

Il sapore del frutto è dolce con sentori che ricordano un po’ quelli della pesca, dell’ananas e dell’arancia.

Per le sue molteplici proprietà è molto utilizzato nella cosmetica, inoltre è un energizzante e ottimo come prevenzione per le malattie respiratorie, antiacido, favorisce il sonno e l’intelletto.

Ricca di sostanze nutrienti è anche la papaya, considerata il frutto esotico per eccellenza. Colombo la definì “il frutto degli angeli” e Cortes che ne gustò il succo che definì paradisiaco.

Proveniente anch’essa dal Centro America a parte il suo gusto delicato e inconfondibile, è molto utilizzata nella lotta contro i radicali liberi e contro gli inestetismi come l’acne e anche la cellulite. Ricca di vitamina C, mette al riparo l’organismo dallo stress della stagione fredda.

Foto da qui

Questi frutti che solo di recente sono entrati a far parte del nostro mercato ortofrutticolo, si trovano sulle nostre tavole prevalentemente quando lo richiedono delle ricette o delle preparazioni, si dovrebbe invece approfondire la conoscenza delle loro molteplicità proprietà e dargli la possibilità di entrare a far parte della frutta che portiamo in tavola tutti i giorni.

 

Testo di Ilaria Talimani

Foto intestazione Eleonora Colagrosso

Fonti : Taccuini Storici  – Fratelli OrseroIl Fatto Alimentare 

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