Blog post

Il miele come altri pochi cibi, non ha solo il valore della somma dei suoi nutrienti. Contiene varie sostanze che possono beneficiare la salute umana. La composizione e l’aromaticità di ogni miele dipende dall’ambiente in cui le api vengono allevate. Molte le ricette dolci o salate in cui diventa protagonista, come ci spiega nell’intervista che ci aveva rilasciato lo Chef Corrado Assenza.

il miele
LA TIROPATINA (budino al miele) di Apicio
di Alessandra Van Pelt Gennaro

Così lo descrive Apicio, nel De Re Coquinaria, il principale testo di gastronomia di Roma antica giunto fino a noi

“Prenderai del latte, quanto pensi che possa essere contenuto nella pentola che avrai scelto; lo addolcirai col miele, come si fa per i dolci a base di latte e aggiungi cinque uova, per un sestiario (500 ml), oppure tre, per una emina (250 ml). Scioglile nel latte, in modo da ottenere un composto omogeneo; filtrale in una terrina di cuma e fai cuocere a fuoco lento; quando si sarà rappreso, cospargilo di pepe e servilo”

Queste la ricetta con tutte le modifiche del caso
per 6 stampini da 100 ml

500 ml di latte fresco intero
5 uova
50 g di miele millefiori

ratafià o Porto
pepe lungo del Bengala
una punta di fecola, per addensare

Scaldate il latte col miele, a fuoco lento. Spegnete la fiamma, appena il miele si è sciolto.
Rompete le uova in un piatto, sbattetele leggermente e versatele nel latte e miele. Amalgamate bene il composto, con una frusta non elettrica, filtrate con un colino e versatelo in 6 stampini di alluminio, precedentemente imburrati.
Mettete gli stampini in una teglia riempita fino a metà con acqua calda ma non bollente e infornate a 180 °C, modalità statica, per 30 minuti circa. Lasciar raffreddare prima di sformare

Per la salsa al pepe

Se usate del ratafià, non serve farlo ridurre troppo, perché il sapore dolce è già molto intenso: basta scaldarlo sul fuoco, assieme a qualche bacca di pepe del bengala, schiacciata per un gusto più deciso, e una puntina di fecola

Se invece usate un vino rosso liquoroso, tipo il Porto, sarebbe meglio sacrificarne un po’ in cottura, per farlo ridurre quel tanto che basta ad accentuare le note più morbide. La punta di un cucchiaio di fecola è comunque necessaria, per farlo addensare.

 

Previous Post Next Post