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Quello fra cibo e aldilà è un legame molto stretto che ha origini antichissime, non esiste regione che non abbia nella sua cucina tradizionale un piatto dalla forte valenza simbolica dedicato al Giorno dei Morti.
Fra i dolci dei morti ci sono sicuramente il pan dei morti, le rame di Napoli e il torrone dei morti

dei morti
SCARDELLINI
di Katia Zanghì

 “scardellini”o “pasta garofanata”, perché aromatizzata dai chiodi di garofano

300 g di farina
400 g di zucchero
75 g di acqua
1/2 cucchiaino di cannella macinata mezzo cucchiaino
3 chiodi di garofano macinati

Portate quasi ad ebollizione l’acqua con lo zucchero.
Versate lo sciroppo di zucchero sulla farina e le spezie, poste in planetaria con le lame a foglia, mescolando finché si sarà ottenuto un composto ben lavorato, senza aggiungere altra farina.
Quando il composto si sarà intiepidito, versatelo sulla spianatoia e sagomatelo a forma di salamini, che si taglieranno in piccoli tronchetti. Sistemateli, distanziati, su teglie ricoperte di carta da forno e decorateli con i rebbi di una forchetta.
Poneteli ad asciugare per due tre giorni, coperti da un velo finché la superficie sarà diventata quasi bianca, seccandosi. La tradizione indica come mezzo di asciugatura ideale il sole siciliano.
Vedete voi..
Appena asciutti, bagnerete il fondo, con l’aiuto di un pennello, e infornate a 180 °C, su carta da forno bagnata.
Come per magia, si separeranno in due parti, come se si trattasse di due biscotti uniti, dopo circa dieci, quindici minuti.
Si tratta invece dello zucchero che, in grossa quantità, si sarà separato dalla farina, cuocendosi e imbrunendosi.
Essendo la parte superiore più secca, lo zucchero tenderà a fuoriuscire dalla parte inferiore, più umida, e inizierà a caramellarsi, lasciando vuota e friabile la parte superiore, di farina e aromi, bianca.
Sono biscotti che quindi hanno consistenza diversa nelle due parti, friabile la parte superiore, dove rimane concentrata la farina ,e “spaccadenti” quella inferiore.
Oggi si trovano anche più morbidi, penso per l’uso di zucchero invertito, ma la ricetta tradizionale li vuole proprio così: da sgranocchiare.

 

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