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Nella storia della cucina toscana gli alimenti semplici ma di qualità vengono esaltati nel gusto dai condimenti e dalle cotture lente a fuoco moderato che ci tramandano piatti di carattere come il Peposo dell’Impruneta. Nel Peposo dell’Impruneta non vi è nessuna traccia di superfluo, nessun tentativo di abbellire, nessun accenno a una seppur minima perdita di tempo. È un piatto che doveva nutrire chi lavorava tanto nelle fornaci producendo terracotte.
La carne si presentava morbidissima e avvolta in un intingolo forte ma gustoso e, insieme a una fetta di pane posta sul fondo del piatto, diventava un pasto rigenerante.
Non solo il tradizionale peposo (per uomini duri) o dei ravioli, ma anche una versione alla birra


PEPOSO DELL’IMPRUNETA
di Patrizia Malomo

600 g di muscolo di manzo (ma anche la guancia andrà bene)
½ litro di vino rosso, possibilmente di struttura, in questo caso rigorosamente Chianti Classico.
1 bicchiere d’acqua
1 cucchiaio e mezzo di pepe nero in grani
5/6 spicchi d’aglio in camicia
1 bouquet garni con salvia, rosmarino, timo e prezzemolo
Sale

Riducete il pezzo di carne in uno spezzatino grosso quindi sistematelo in un coccio di terracotta.
Fate in modo che la carne non sia fredda di frigo; toglietela almeno un’ora prima affinché abbia un minimo di frollatura. Disponete gli spicchi d’aglio sulla carne e cospargete il tutto con il pepe.
Aggiungete le erbe aromatiche che avrete legato con uno spago da cucina. Versate il vino sulla carne che dovrebbe esserne quasi coperta. Coprite il coccio con il suo coperchio e date inizio alla cottura utilizzando uno spargifiamma, a fuoco dolce.


La ricetta con il procedimento la trovate

nel precedente articolo

 

 

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